Il rapporto ISTAT e il Banco Alimentare

Il rapporto ISTAT e il Banco Alimentare 
ITALIANI SEMPRE PIÙ POVERI 
SBLOCCARE LA BUROCRAZIA SU ANTI-SPRECOE CIBO RACCOLTO

Il rapporto ISTAT e il Banco Alimentare 
ITALIANI SEMPRE PIÙ POVERI 
SBLOCCARE LA BUROCRAZIA SU ANTI-SPRECOE CIBO RACCOLTO

Certamente una immagine complessiva non rassicurante quella che emerge dal «Rapporto annuale 2024» dell’Istat, in linea con quanto descritto nel «Rapporto Bes 2021» il Benessere Equo e Sostenibile in Italia. Una persona su dieci vive sotto la soglia minima di povertà: tra i minori sotto i 16 anni il 13,5% è in «deprivazione materiale e sociale» e il 5,9 % in povertà alimentare. Più si è giovani, più è probabile avere difficoltà: i più colpiti sono le persone in età lavorativa per cui il reddito da lavoro è sempre meno in grado di proteggere sé e i figli da situazioni di disagio economico. Istat evidenzia un peggioramento rispetto al 2022 della condizione delle famiglie con persona di riferimento (quello che una volta si sarebbe detto «capofamiglia») lavoratore dipendente: sono il 9,1%, dall'8,3% dell’anno precedente. Il ceto medio si è andato riducendo e impoverendo anche se le differenze «tra chi sta bene e chi sta male» sembrano diminuire, ma al ribasso, perché la situazione economica è peggiorata per quasi tutti.

Cala anche la partecipazione alla vita sociale in genere: nei giovani tra i 16 e i 24 anni, per esempio, l'attività di volontariato è scesa in 10 anni dall’11 all’ 8 %, come l'incontrarsi stabile tra amici ha visto una flessione dal circa 95 all’88%. In controtendenza invece su questo punto gli over settantaquattrenni che, per esempio, aumentano dal 5,4 al 7,1% la loro partecipazione ad attività di volontariato.

L’inflazione che ha visto l'aumento in particolare dei prezzi dei generi alimentari, nel 2023, ha determinato l’incremento della spesa per le famiglie del 9,0% per i prodotti alimentari, e questo ha pesato soprattutto sulle fasce più deboli.

Tutto conferma e giustifica gli incrementi di richieste di aiuto che dalla pandemia in poi ci troviamo a registrare: in crescita il numero di enti che chiede di convenzionarsi con il Banco Alimentare: ora sono poco più di 7.600 ma con circa un 6-7% di enti in «lista di attesa» in tutta Italia. Le persone da questi sostenute sono già circa 1.800.000 e noi cerchiamo, con sempre più difficoltà, di rispondere in modo adeguato alle loro difficoltà. Questo desiderio, questo tentativo di riuscire a dare una risposta minimamente adeguata al bisogno incontrato è proprio ciò che ci costringe, con grande sofferenza a, non incrementare il numero degli enti convenzionati e quindi delle persone aiutate.

È perciò assolutamente importante che si sblocchino i ritardi e gli impedimenti burocratici e amministrativi che in questi primi mesi dell’anno hanno condizionato le consegne di alimenti dei bandi pubblici, peraltro coperti da fondi opportunamente già stanziati sia dalle Autorità Europee sia da quelle Nazionali, proprio per sostenere le persone in gravi difficoltà economiche e in povertà alimentare.

Allo stesso modo è importante che cresca la consapevolezza delle aziende dell'agroalimentare ad evitare ogni sorta possibile di spreco e a considerare il donare le eccedenze alimentari un dovere, una convenienza, un bene per la società nel suo insieme.

Ancora una volta, come è successo con la pandemia che ha visto le persone in povertà assoluta crescere di un milione in un anno, si parla dei «nuovi poveri», e si cerca di capire chi sono e se allora, nel 2020 erano stati soprattutto i lavoratori precari, quelli a chiamata o gli irregolari che si erano trovati di colpo senza alcun reddito, sono tante le persone oggi che pur con un lavoro si ritrovano in situazione di «povertà assoluta», come abbiamo visto prima. Non scordiamoci che la soglia di povertà assoluta è calcolata, come media in Italia, di 1.150 euro mensili per due persone. Consideriamo anche che l’aiuto alimentare ha come effetto quello di «liberare» alcune risorse economiche che consentono altre spese, dalle cure mediche all’abbigliamento o ai bisogni educativi peri figli spesso costretti a rinunciare a momenti di socialità con tutte le conseguenze che questo può comportare per il loro futuro.

Questo è il momento, un momento in cui anche la pace è fortemente minacciata, in cui non possiamo dare nulla per scontato, in cui far crescere l’attenzione e, nelle tante persone che quotidianamente incontriamo sui tram, sui treni dei pendolari, per le strade dei nostri paesi e quartieri, imparare a scorgere il bisogno. Bisogno che è anche nostro e che si manifesta in un senso di insicurezza e di precarietà acuito dalla guerra che è così vicina a noi.